La storia del Grande Mosaico del Nilo di Palestrina è piena di misterioso fascino. Viene considerato un capolavoro artistico dell’era ellenistica e uno tra i più grandi finora conosciuti al mondo. Rappresenta una vera e propria cartina geografica dell’Egitto ed offre, in prospettiva, l’inondazione del Nilo dall’Alto Egitto (allora confinante con l’attuale Etiopia) fino a giungere al Delta sul Mediterraneo.
Il mosaico è probabilmente databile verso la fine del II secolo a.C. ed era il pavimento di un’abside ubicata nella parte terminale di un’aula del Foro di Praeneste sicuramente dedicata al culto di Iside o Serapide. Fu scoperto solo agli inizi del Seicento in quella che allora era uno spazio adibito a cantina del Palazzo Vescovile e il Vescovo di Palestrina diede l’incarico di farlo staccare dal suolo per inviarlo a Roma.
Ma al di là della storia del quale fu protagonista il mosaico – attualmente visibile al Museo Archeologico Nazionale di Palestrina – che vide vari restauri, vari proprietari e varie collocazioni, quali sono i significati a lui attribuiti?
Sin dalla sua casuale scoperta, le immagini di questa opera d’arte ha stimolato lo studio di molti esperti che, accomunati dal riconoscere il Nilo quale soggetto, offrono differenti interpretazioni.
Qual’è il significato vero del Mosaico Nilotico di Palestrina?
Il primo ad esprimere il proprio parere fu un cardinale francese, tale Melchior de Polignac che si rese conto che le immagini contenute nel mosaico raffiguravano l’Egitto, ed esattamente il corso del Nilo. La deduzione si deve al fatto che Polignac fece leva su quanto era rappresentato al Tempio di Giove Ammone a proposito del viaggio di Alessandro Magno e che pensò di riconoscere su alcuni particolari delle scene.
Di opinione differente fu Giuseppe Volpi, un Gesuita che pur confermando l’idea che la figura del mosaico riconduceva all’Egitto, era in disaccordo con Polignac affermando che le armature raffigurate in una scena e che il cardinale francese aveva riconosciuto come macedoni erano invece romane.
Più semplicistica fu l’ipotesi tracciata dallo storico d’oltralpe Jean Baptiste Dubos: per lo studioso, infatti, le scene mostravano solamente la vita comune che si svolgeva in Egitto, con scene di caccia, cerimonie religiose, animali e altro ancora.
Una nuova interpretazione fu data da Jean Jacques Barthelemy, un archeologo francese secondo il quale il mosaico è di epoca più recente e che tratteggia le tappe del viaggio in Egitto dell’imperatore Adriano. Secondo lo studioso, fu proprio Adriano a commissionare la realizzazione di questo mosaico sia per arricchire la sua villa fuori Roma che per ricordare il viaggio stesso. Se a Tivoli, nella sua villa, le bellezze di tale terra erano rappresentate da statue egizie, a Praeneste dove aveva una seconda villa, volle rappresentarle con questo mosaico.
Il mosaico del Nilo di Palestrina è la rappresentazione della conquista dell’Egitto per mano di Ottaviano; questa è l’ipotesi di Carlo Fea, un archeologo italiano che credette di vedere proprio il grande condottiero romano in una delle scene che lo raffigurerebbe insieme alle sue truppe vicino al corso del Nilo.
L’ultima interpretazione è quella proposta da un altro archeologo italiano, Orazio Marucchi, che confermava di veder rappresentato sul mosaico il Nilo inondato e che questo era una sorta di omaggio alla dea egiziana Iside con la quale, verrebbe identificata la Fortuna Primigenia di Praeneste della quale, proprio in quel luogo, veniva onorato il culto alla fortuna con chiare origini egizie.
Come potete dedurre, il Mosaico del Nilo di Palestrina ha ancora molti punti avvolti nel mistero. Quello che è certo però, è che si tratta di un’opera di pregio inestimabile, visitata ogni anno da migliaia di turisti, molti dei quali provenienti dall’estero. Per maggiori informazioni sul museo che ospita il mosaico del nilo potete vedere la pagina “Museo Archeologico Palestrina“.
Se voleste vederlo, non esitate a chiedermi informazioni. Anita è sempre a vostra disposizione per farvi conoscere tutti i tesori della splendida campagna di Roma.
Vistare Palestrina
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