Sembra proprio che Palestrina colpisca molto i suoi visitatori. Questa volta è il Tempio della Dea Fortuna Primigenia ad essere raccontato sul blog di Anita B&B. Mi fa molto piacere ricevere dei feedback positivi dai miei ospiti quando si recano a vedere i luoghi della mia adorata campagna romana. E, questo mio esperimento, di chiedere di descrivere la propria esperienza sul territorio, sembra stia avendo successo. Ecco quindi un altro gradito ospite che ci racconta la sua visita al Santuario della Fortuna Primigenia di Palestrina. Buona lettura!
Sentir parlare da amici archeologi del Tempio della Dea Fortuna di Palestrina, mi ha fatto incuriosire, così ho deciso di prendermi una piccola vacanza, un fine settimana di pausa. Mi sono diretto in questa bella cittadina laziale ed ho deciso di visitarlo.
IL TEMPIO DELLA DEA FORTUNA DI PALESTRINA
Il Santuario della Dea Fortuna di Palestrina è un complesso risalente al II secolo avanti Cristo che domina l’antico territorio di Praeneste, nome originario di Palestrina.
Nel Cinquecento, la famiglia Colonna vi ha fatto costruire poco sopra un sontuoso palazzo, passato successivamente ai Barberini, che gli hanno dato il nome. Palazzo Barberini sorge proprio sui resti del santuario. Oggi è un polo museale di notevole valore.
Appena sono arrivato sono rimasto impressionato. Vedere il complesso lascia senza fiato. Si notano le varie epoche, perché ogni parte della costruzione è distinta dalle altre, ma si combinano in una struttura ricca di particolari architettonici ed artistici che sono difficili da trovare in un’unico edificio.
A dominare sono l’arte romana imperiale e repubblicana. L’Ellenismo è la base di partenza, mentre il Cinquecento e Seicento sono le ultime grandi modifiche.
All’interno di Palazzo Barberini è ospitato il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina. All’esterno sorge l’area archeologica.
Il santuario è un grande esempio di architettura ellenistica, sebbene sia visibile solo in parte dopo aver subito varie trasformazioni nei secoli. Malgrado ciò è il più importante complesso monumentale dell’epoca che esista in Italia e può tranquillamente competere, ne ho visto qualcuno, con quelli presenti nell’area dell’Egeo.
Ho trascorso quasi una giornata intera, approfittando di una guida esperta, che ha spiegato la storia ed anche gli aneddoti che gli studi sull’archeologia hanno trovato. Grazie a chi accompagnava me e gli altri visitatori, ho scoperto che il culto per la dea Fortuna risale dal IV secolo avanti Cristo.
Decisamente una visita interessante.
La costruzione la si deve ai cittadini, che si unirono destinando le risorse alla realizzazione del complesso. Un desiderio di affermazione dopo aver ottenuto la ricchezza grazie alle guerre ed ai commerci con l’Oriente. I dignitari di Praeneste erano devoti a Roma, ma esclusi dalla vita politica.
Il luogo deciso per erigere l’edificio religioso era il terreno in cui sorgeva anticamente un ulivo miracoloso che, secondo la leggenda narrata da Cicerone, secerneva miele. Proprio per questo gli abitanti di Palestrina, scelsero questo posto per edificare il Tempio. É curioso conoscere come fosse vissuta ed interpretata la religione all’epoca e una visita al Santuario, guidati dagli esperti del museo, vi racconteranno tanti curiosissimi aneddoti.
In epoca medievale buona parte dei resti archeologici era stata coperta da fabbricati eretti dalla popolazione dell’epoca. Durante la Seconda Guerra Mondiale i bombardamenti alleati riportarono alla luce il Santuario e moltissimi reperti archeologici ancora oggi visibili e conservati nel Museo.
La parte che più mi è piaciuta del complesso è quella delle terrazze artificiali, edificate sulle pendici del monte Ginestro. A collegarle ci sono scale e rampe. Sono ben sei ed offrono panorami incredibilmente belli. Ognuna di esse presenta tecniche costruttive ed aspetti differenti. Le prime due vedono muri enormi che ne delimitano gli spazi. Nella seconda sono presenti alcune colonne che dividevano gli ambienti principali da quelli di servizio.
La terza terrazza si contraddistingue per le rampe con i portici mentre il balcone è aperto per vedere le scale che portano alle terrazze successive. La quarta è caratterizzata da colonne ioniche e dal porticato sovrastato da un attico. Qui si trova il pozzo sacro, dove è stata trovata la testa della statua della dea, ora conservata nel Museo Archeologico.
Proprio su questo balcone c’era la sede del culto. Il percorso che facevano i pellegrini per raggiungere il pozzo era suggestivo e magico. Arrivavano all’emiciclo con l’animale da sacrificare, per avere il responso.
La quinta terrazza vanta colonne corinzie ed un grosso muro sul fondo. L’ultima, fatta ad U, è la più grande e la vista è impareggiabile. Il simulacro della dea era posto proprio sul sesto balcone. Ora parte delle sculture, o quel che ne resta, sono parte della collezione nell’esposizione permanente e sono tutte realizzate in marmo, di diversi tipi.
Sulle terrazze si passerebbe un’intera giornata. Ciò che mi ha colpito è proprio il panorama. Si vede fino a Roma, appare nitida l’area dei castelli romani, fino al mare. In una giornata limpida si gode di una vista mozzafiato.
Il complesso è decisamente scenografico, ma bisogna camminare, spostarsi tra le terrazze. Chi rimane in basso non resterà deluso del panorama, tuttavia vale veramente la pena di arrivare in cima, per ammirare l’arte, i diversi stili con cui gli artisti hanno decorato le varie parti del santuario. La fattura va analizzata attentamente proprio perché ogni particolare assume un ruolo fondamentale, non solo artisticamente, ma anche architettonicamente. Le nicchie, le strutture di sostruzione sono esempi di genio di chi ha progettato le terrazze. Sono stati i migliori architetti della Roma antica a lavorare sul santuario, che fa parte dei complessi religiosi antichi con Terracina e Tivoli, sebbene sia unico nel suo genere.
DICHIARATO MERAVIGLIA ITALIANA
Dal 2011 è una Meraviglia Italiana, un riconoscimento che le è stato attribuito al complesso in occasione della celebrazione dell’Unità d’Italia, tuttavia è poco conosciuto e scarsamente pubblicizzato. Gli addetti ai lavori lo considerano più una meraviglia mondiale, infatti sono tantissimi gli studiosi della materia che da tutte le parti del globo vanno a Palestrina per visionare la struttura. Il pubblico purtroppo è poco, i più lo ignorano. Tutti coloro che lo visitano rimangono piacevolmente sorpresi e felici.
Sono stato più volte a Roma, città che adoro, ma solo dopo essere stato a Palestrina sento di aver visto veramente i resti dell’Antica Roma. Ci si rende conto che la bellissima capitale ha moltissimi tesori, ma sono legati a filo doppio ai resti di Praeneste. In molti casi sono le stesse mani ad aver realizzato le opere nelle due città, ma ciò che sicuramente è una sola è la storia.
Il santuario ha una bellissima prospettiva fotografica, chi ha la passione trova una combinazione tra arte antica, architettura di elevato livello e ambiente. I soggetti rendono le immagini le migliori che si possano scattare. Non sono un gran fotografo, ma quando ho mostrato gli scatti ai miei amici, al mio ritorno da Palestrina, mi hanno letteralmente chiesto dove fosse quell’incredibile posto. Certamente il merito va al santuario ed ai panorami e non al mio occhio ed al mio dito, ma ciò significa che già le immagini invogliano alla visita.
VISITE GUIDATI DA UN ARCHEOLOGO VERO!
La cura e la pulizia che contraddistinguono il luogo sono davvero non comuni, purtroppo, a molti altri siti. Chi gestisce il complesso sta davvero facendo un ottimo lavoro. Il personale è estremamente gentile, sia chi si occupa della biglietteria che le guide ed i custodi. Va segnalato che la domenica a fare da guida c’è un archeologo. Un privilegio per i visitatori.
Il costo del biglietto d’ingresso è decisamente basso e gli orari per le visite sono decisamente buoni, sicuramente una delle strutture che apre per più ore al giorno e non prevede il riposo settimanale. Si tratta di un gioiello da conoscere, sotto tutti i punti di vista.
Ad aiutare i turisti, all’ingresso del museo, c’è un plastico, curato nei minimi dettagli. Oltre a riprodurre fedelmente il complesso. É stato realizzato in modo filologico, assolutamente da lodare l’idea, per dare l’dea della strepitosa grandiosità del santuario della Fortuna. Grazie alla ricostruzione in scala è possibile vedere le dimensioni e la dislocazione delle diverse parti per avere indicazioni su come muoversi. Meglio non sprecare nemmeno un minuto, se si vuole vedere l’intera struttura. Il santuario è importante, ma non sarà completa la visita senza entrare al Museo Archeologico, anche perché i reperti contenuti fanno parte del complesso, erano oggetti ed opere del santuario e di coloro che erano deceduti ed erano stati messi nella necropoli di Palestrina.
È IL SANTUARIO PIÙ ANTICO DEL LAZIO
Chi esce da Roma e va in direzione Palestrina incontra la natura, il verde delle campagne, alternate da zone boschive, poi arriva nel borgo antico, tra stradine strette si sale e si raggiunge l’imponente santuario, il più antico del Lazio. Un must da vedere. Lo consiglio fortemente a chi si trova in zona, anche se, secondo me, vale la pena una gita dedicata a Palestrina. Io l’ho fatto e sono davvero contento. La Meraviglia Italiana per quanto la si descriva nei dettagli, non può essere neppure immaginata finché non ci si trova davanti. Neppure le fotografie riescono veramente a dare la proporzione, la dimensione. Alcune delle persone che vedono l’antico complesso religioso, ci tornano, portando amici e parenti.
Se volete saperne di più su Palestrina, leggete questa guida su cosa vedere a Palestrina.